martedì 19 febbraio 2013

Il bimbo ha una crisi respiratoria notturna: negata l’ambulanza

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13 febbraio 2013

Il bimbo ha una crisi respiratoria notturna: negata l’ambulanza

Bimbo di sei anni di Campodarsego affetto da grave malattia genetica. I genitori lo caricano in auto a loro rischio con l’ossigeno e corrono a Padova




CAMPODARSEGO. Chiamano due volte il 118 perché il loro bimbo di 6 anni, affetto da una malattia genetica grave, non respira: mamma e papà hanno bisogno di un'ambulanza per portarlo a Padova, ma dall'altra parte della cornetta si sentono rispondere "no".
A pochi giorni dalla nascita, a Mattia è stata diagnosticata una malattia metabolica genetica che è poi degenerata in una encefalopatia. E poi un susseguirsi di ricoveri ospedalieri, visite specialistiche, terapie riabilitative e di fisioterapia: «In 6 anni è stato necessario richiedere l'intervento del pronto soccorso almeno una sessantina di volte», dice il papà, Stefano Rigon, che con la moglie Anna vive a Sant'Andrea di Campodarsego e ha dato vita all'associazione "Progetto Mattia", per raccogliere fondi per sostenere le cure del loro piccolo e per aiutare gli altri bambini.
«La scorsa notte, alle 4.10, abbiamo telefonato due volte al 118 per portare nostro figlio urgentemente al pronto soccorso: la febbre era salita a 40.5, non scendeva con gli antipiretici e le crisi epilettiche si presentavano ogni 5 minuti. Mattia non respirava, abbiamo dovuto somministrargli ossigeno a 2 litri ora. La situazione era drammatica, temevano morisse. Una pena vederlo in quelle condizioni». I genitori hanno contattato il 118 per chiedere l'ambulanza: «La prima telefonata l'ha fatta mia moglie», continua Stefano, «ha comunicato i sintomi di Mattia e ha chiesto di portarlo al pronto soccorso di Padova dove è seguito per la gravità della sua patologia. Al telefono le è stato risposto che da protocollo non poteva essere portato a Padova ma solo a Camposampiero. Dopo alcuni minuti ho telefonato io spiegando la gravità del caso e la necessità del trasporto d’urgenza a Padova. Per la seconda volta abbiamo ricevuto una risposta negativa con motivazioni assurde».
Di fronte al doppio "no", mamma e papà hanno deciso di prendere in mano la situazione, i minuti passavano e le condizioni di salute di Mattia peggioravano: «Abbiamo coperto Mattia e dopo aver caricato in macchina la bombola d’ossigeno, che pesa circa 20 chili, e il monitor saturimetro, siamo partiti per il pronto soccorso di Padova a nostro rischio, visto la gravità di Mattia». Un viaggio contro il tempo, con il cuore in gola. Il piccolo si sta riprendendo, ma Stefano e Anna hanno deciso di scrivere una lettera al direttore generale dell'Uls 15 Alta Padovana per rendere noto quanto accaduto alla loro famiglia.

13 febbraio 2013

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